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ANDRO GINO

Nome: Andro Gino (uomo: andros - donna: gyne)

Nome scientifico: Armafallo (lontano parente dell'Armadillo)

Specie: ostracoderma o corazzide


 

Se fossimo nel campo della biologia Andro Gino sarebbe, morfologicamente pensando, un esemplare di "mammifero" appartenente alla famiglia delle phallacee. Ma nella biofantasia non ci sono ordini né specie, perché ogni animalegno è unico nel suo genere.

Andro Gino è uno zoofita acefalo, al posto della testa ha due mammule asimmetriche (pendulis mammis), sormontate da due grossi capezzoli cavi, uno in cadente e l’altro in levante. La mammula frontale è ricoperta da piccoli capezzoli, detti nippoli, che aiutano il capezzolo principale a svolgere la sua funzione. In mezzo alle corte zampe, quasi atrofizzate, si protende il caratteristico tirillo telescopico.

Che Andro Gino sia un ostracoderma è deducibile dall’epitelio a placche corazzate, invece, che sia ermafrodito è di gran dubbio perché gli animalegni non si riproducono tra loro ma vengono creati, individuo per individuo, da Madre Natura. Per loro l’atto riproduttivo è irrilevante tanto quanto l’attrazione sessuale. Perciò l’apparente androginia di questo animalegno è solo un attributo di forma, senza alcuna funzione.

Questa considerazione rimase pacifica fino al 7 aprile del 2010 quando Hermann Hoem, zoofitologo di gran fama, sperimentò sotto la luce di un’aurora boreale il fremito di Andro Gino. L’animalegno, che era sul davanzale della finestra, al comparire del primo pulviscolo solare, fece sfarfallare tutte le sue placchette come fossero i dischi metallici di un tamburello. Uno sfrigolio, proprio del serpente a sonagli, attirò l’attenzione del professor Hoem. Egli fu avvolto da un odore agrodolce e poi provò un’eccitazione improvvisa, ambivalente, completa. Si ricordò del tirillo odoroso della Sierra Madre messicana descritto da Leo Lionni:

 

Sappiamo che la lucentezza delle piante parallele è spesso accentuata dalla presenza di una cera che vi si deposita, una sostanza incolore che si chiama emilfillina. L’emilfillina è generalmente inodore, ma fa eccezione quella di alcune varietà di giraluna e del Tirillus odorosus della Sierra Madre messicana.

(La botanica parallela, Leo Lionni)

 

 

Il professor Hoem dedusse che il velo di emilfillina che ricopriva le placche di Andro Gino era lo stesso del tirillo, che emanava un odore agrodolce e per i suoi effetti erogeni eccitava i giovani Macholes: se lo passavano annusandolo fino a che l’eccitamento sessuale raggiungeva gli apici di un vero isterismo erotico.

 

Il professor Hoem scrisse nella sua “Enciclopedia degli Animalegni” che quella notte sognò di danzare nudo con Andro Gino, fuori sulla neve, sotto i bagliori dell’aurora boreale. C’è chi giura di averlo visto.

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