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I WOODYS E LA PERCEZIONE DELLE FORME DELLA REALTA'

"Queste piante, che per cause inspiegabili hanno perso in un tempo reale assai lontano la loro vera esistenzialità, le ritroviamo oggi nel movimentato paesaggio della nostra immaginazione, dove riemergono dall'autentico lontano passato, arricchite di un ambiguo presente, pronte a essere raffigurate, raccontate, descritte". 
(La botanica parallela. Leo Lionni. Gallucci, 2012. Pg.27)

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 "Le forme pure sono equivalenti ad archetipi di forme assolute, raggiungibili solo alla fine di un progressivo ridursi delle proprietà morfologiche, il cui senso più perspicuo non è quello di una sottrazione, privazione o svuotamento di senso, bensì quello di una progressiva ascesa e conquista, di quel limite in cui il linguaggio dell'arte realizza l'inversione algebrica della valenza espressiva della forma, dove il meno è più del più".

(I principi della forma. Natura, percezione e arte. Giuseppe di Napoli. Einaudi, 2011. Pg.113)

"L'azione specifica delle forze fisiche […] che costituisce il primo motore formativo della materia inerte e della materia vivente non è più evidente dell'esistenza delle forze psichiche che agiscono nel campo percettivo e organizzano le forme visive, né meno evidente del ruolo che le forze simboliche e culturali […] esercitano nella codificazione delle relative forme stilistiche".
(I principi della forma. Natura, percezione e arte. Giuseppe di Napoli. Einaudi, 2011. Pg.147)

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 "La transizione è il lato esistenziale delle forme attraverso il quale la natura realizza delle permutazioni morfologiche di straordinaria complessità e bellezza".

(I principi della forma. Natura, percezione e arte. Giuseppe di Napoli. Einaudi, 2011. Pg.177)

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 "Per gli antichi filosofi persiani tra il mondo visibile e il mondo invisibile si situava una zona intermedia, una dimensione traslucida e specchiante, dello spazio immaginale; zona di passaggio tra il mondo delle idee e il mondo della materia. […] Nell'ambito della mitologia Warburg aveva individuato nella figura della Ninfa la personificazione dello stato di mezzo, di un essere dotato di corpo ma privo dell'anima, un ibrido, quindi, che si colloca in uno stadio intermedio tra l'umano e l'animale, tra il sensibile e il sognato e l'immaginato, tra il corporeo e l'incorporeo. […] Questo intermondo è uno spazio vitale per il lavoro dei poeti, degli artisti, di ogni persona capace di rêverie".

(I principi della forma. Natura, percezione e arte. Giuseppe di Napoli. Einaudi, 2011. Pg.182)

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 "Il mondo immaginale, dunque, si situa tra il sottile e il denso, il celeste e il terrestre, e funziona come un organo, come una facoltà conoscitiva altrettanto, se non più reale, degli organi dei sensi esterni. La percezione propria di questo intermondo riguarda le forme immaginali il cui compito è quello di operare la trasmutazione dei dati sensibili nella purezza del mondo sottile, restituendoli sottoforma di cifre e di simboli, […] trasformandoli in un puro specchio e/o in una trasparenza spirituale. Questa immaginazione non costruisce l'irreale, ma svela il reale nascosto".

(I principi della forma. Natura, percezione e arte. Giuseppe di Napoli. Einaudi, 2011. Pg.183)

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 "La percezione immaginativa costituisce la forma di conoscenza delle forme e delle immagini che non sono impresse né nell'occhio né nell'intelletto, ma che come corpi sospesi trovano nel mondo immaginale il luogo delle loro apparizioni […]. È l'unico mondo in cui può esistere la totalità delle forme e delle immagini, sia di tutto ciò che è percepibile del mondo esterno, sia di tutto ciò che è pensabile del mondo interno".

(I principi della forma. Natura, percezione e arte. Giuseppe di Napoli. Einaudi, 2011. Pg.183)

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 "Concentrare la più vasta esperienza possibile nel più piccolo spazio significante: quest'atto è esattamente l'atto dell'intelligenza. E la sua più efficace traduzione passa per il simbolo, la parola, la scrittura, il disegno. Il di-segno è il «segno di Dio»".

(Eloge de la simulation. Ph. Quéau. Champ Vallon, 1986. Pg.176)

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 "In qualità di principi ordinatori e formativi di immagini simboliche, gli archetipi svolgono appunto la funzione di quel ponte da noi cercato tra percezioni sensoriali e idee e sono dunque una precondizione necessaria anche per la formazione di una teoria scientifica della natura".

(Psiche e natura. Wolfgang Pauli. Adelphi, 2006. Pg.61)

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 N. De Malebranche collega l'immaginazione a un riaffiorare di impronte lasciate dagli spiriti animali nel corso delle loro attività sensorie. Ha scritto: "Queste immagini non sono altro che impronte che gli spiriti animali lasciano nel cervello, e noi immaginiamo le cose con tanta più forza quanto più sono profonde e ben marcate queste impronte".

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Lo psichiatra svizzero Hermann Rorschach utilizzò le famose "macchie d’inchiostro" come stimolo per far riemergere dall'inconscio dei pazienti le immagini sepolte nella loro memoria, interpretabili come origine di disturbi psicologici. Le "macchie" sono una prova dei diversi modi in cui ognuno interpreta una forma informe e possono valere come test psicologico circa la mentalità dell’individuo.

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"Chi scorra il nostro manuale, s'accorgerà che la zoologia dei sogni è più povera di quella di Dio.
Ignoriamo il senso del drago, come ignoriamo il senso dell’universo; ma c'è qualcosa, nella sua immagine, che s'accorda con l'immaginazione degli uomini; e così esso sorge in epoche e latitudini diverse; è per così dire un mostro necessario … ".
(Manuale di zoologia fantastica. Jorge Luis Borges e Margarita Guerrero, Einaudi, 1998).

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 "Non siamo noi che personifichiamo, sono le epifanie che giungono a noi come persone". (James Hillman).

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 "Ma non credere che percorrano lo spazio solo i simulacri che emanano dai corpi. Vi sono altre immagini generate spontaneamente, che si costruiscono da sole … Spesso ci sembra di vedere volare facce di giganti che proiettano la propria ombra lontano, oppure avanzarsi alte montagne trascinando rocce strappate ai loro fianchi … e c'è qualche altra figura bizzarra che attira a sé altre nuvole per imbaccuccarsene". 

(De rerum natura. Lucrezio, Garzanti 1982. Pg.243

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"L'occhio capace «di vedere le idee» non è di certo l'occhio che si limita alle apparenze, alle forme fenomeniche, bensì «l'occhio dello spirito» che, per Goethe come per Klee, non corrisponde a un organo metafisico, ma a un'attitudine visiva, una modalità dello sguardo capace di rendere visibili le forme, le somiglianze, i collegamenti, le continuità, gli impulsi, le tensioni, i movimenti anche là dove l'apparenza non le rivela". 
(I principi della forma. Natura, percezione e arte. Giuseppe di Napoli. Einaudi, 2011. Pg.222)

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 "Il compito della percezione della forma è scoprire dei rapporti tra i dati sensoriali, o anche tra unità più ampie della percezione. Questa funzione è di per sé un piccolo atto creativo … ho trovato per questo processo, che caratterizza ogni fondamentale passo in avanti compiuto dall'evoluzione, il nome di folgorazione". 

Konrad Lorenz. Il declino dell’uomo. Mondadori, 1984, Pg. 112.

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 "Gli eventi sincronistici «servono» a ricordare ai nostri contemporanei due qualità estremamente preziose ed esclusivamente umane: quella di provare sensazioni e quella di esercitare l'immaginario, aspetti fondamentali dell'essere che in un mondo sempre più ossessionato dalla razionalità sono stati purtroppo accantonati". 
(Nulla succede per caso. Le coincidenze che cambiano la nostra vita. Robert H. Hopcke. Mondadori, 2003. Pg.52)

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 "Se riconosciamo che la sincronicità esiste, che certe cose venute dal nulla richiamano la nostra attenzione sulla storia che stiamo vivendo, ecco che la celebre distinzione tra realtà e fantasia ci sembrerà più vaga e quasi infondata". 

(Nulla succede per caso. Le coincidenze che cambiano la nostra vita. Robert H. Hopcke. Mondadori, 2003. Pg.126)

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"Se ho incluso la Visibilità nel mio elenco di valori da salvare è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall'allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini. Penso a una possibile pedagogia dell'immaginazione che abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e senza d'altra parte lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare, ma permettendo che le immagini si cristallizzino in una forma ben definita, memorabile, autosufficiente, «icastica». Naturalmente si tratta d'una pedagogia che si può esercitare solo su se stessi". 
(Lezioni Americane. Sei proposte per il prossimo millennio. Italo Calvino. Mondadori, 2002. Pg.103)

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 "Se avessimo anche una fantastica come abbiamo una logica, scopriremmo … l'arte di scoprire. Alla fantastica appartiene anche in certa misura l'estetica" (Frammenti. Novalis)

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 "Lo spirito riuscirà a decrittare gli innumerevoli enigmi che lo circondano solo facendo leva sull'immaginazione. E questa «non è un dono, è in tutto e per tutto un oggetto di conquista»". 

(Il y aura une fois. A. Breton).

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 "Un fiore, un frutto, un semplice oggetto famigliare ci sollecitano perché li pensiamo, sogniamo vicino a loro, li aiutiamo a salire al rango di compagni dell'uomo. Senza i quali non saremmo in grado di trovare i complementi diretti del nostro cogito di sognatore. Non tutti gli oggetti del mondo sono disponibili per delle rêverie poetiche. Ma una volta che un poeta ha scelto il suo oggetto, l'oggetto stesso cambia d'essere, è promosso al poetico". 

(La poétique. G. Bachelard).

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